Fondazione MAMRE

I progetti di Mamre

La Fondazione Mamre realizza progetti relativi alla propria mission orientata allo svolgimento di attività nell’ambito dell’etnopsichiatria, della mediazione culturale e della prevenzione del disagio psichico e sociale delle persone migranti. Tali attività si sostanziano in interventi di sostegno psicologico, psicoterapie, consulenze etnopsichiatriche, interventi arte-terapeutici, mediazione etnoclinica, mediazione scuola-famiglia, consulenze agli operatori del territorio e delle comunità e laboratori nelle scuole.

Progetti in corso

Il progetto è volto a sperimentare pratiche innovative nell’ambito della salute mentale dei migranti: gruppi di auto-mutuo-aiuto con setting etnopsichiatrico; interventi di etno-psicoterapia ispirati all’approccio narrativo; colloqui clinici individuali; contributo attivo della mediazione culturale attraverso figure adeguatamente formate alle attività etno-cliniche. Il progetto articola le sue azioni in:

  • sostegno e ampliamento delle attività dei Centri esistenti rivolti alla cura di pazienti con problemi psicologici e a rischio di marginalità: percorsi psicoterapeutici garantiti secondo una metodologia di intervento condivisa con il paziente, sensibile alle differenze socio-culturali e attenta a sostenerlo, valutando anche le necessarie forme di supporto per le questioni giuridiche eventualmente presenti;
  • formazione del personale socio-sanitario sui temi dell’etnopsicologia, dell’etnopsichiatria e dell’antropologia medica e psicologica. Percorsi formativi e supervisioni proposti per garantire un approfondimento delle tematiche e delle metodologie trattate.

Gli obiettivi generali del progetto coincidono con quelli istituzionali della Fondazione, declinati come segue:

  • far fronte alle varie forme di disagio psicologico e sociale connesse alla migrazione;
  • aiutare i giovani e le loro famiglie a superare le situazioni di sofferenza, di conflitto, di emarginazione e di solitudine attraverso azioni innovative rivolte alle scuole, alle famiglie e al territorio;
  • migliorare le condizioni di vita (familiare e sociale) delle persone immigrate, con particolare attenzione a donne, minori, vittime di violenza, richiedenti asilo e rifugiati;
  • promuovere l’empowerment del personale socio-sanitario con formazioni, consulenze e supervisioni, sostenendo gli operatori nella relazione con l’utenza migrante e migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi offerti;
  • promuovere la coesione sociale non lavorando esclusivamente con il migrante, ma intervenendo per facilitare le situazioni d’incontro in cui possono generarsi difficoltà di comunicazione e comprensione;
  • contribuire alla produzione di benessere sociale alimentando il processo di creazione e consolidamento di una rete reale, capace di migliorare l’articolazione degli interventi in termini di impatto e di processi sociali trasformativi;
  • concorrere al contrasto delle nuove povertà generatesi anche a seguito della pandemia;
  • contribuire alla realizzazione di una società più giusta e inclusiva.

Il progetto struttura uno spazio clinico specialistico che intende far fronte alle varie forme di disagio psicologico e sociale connesse alla migrazione. Il lavoro clinico si svolge in stretta collaborazione con i servizi territoriali e si articola in colloqui individuali, familiari, di gruppo e gruppi etnopsichiatrici. Viene inoltre offerto un servizio di consulenza agli operatori sociali, educativi, sanitari che hanno in carico persone migranti. 

Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la pastorale migranti della Diocesi di Torino, si prefigge di: 

  • realizzare 3 percorsi di formazione rivolti agli operatori, educatori e volontari che lavorano a stretto contatto con migranti che presentano profonde dimensioni di disagio psicologico o patologie cliniche rilevanti; ogni gruppo è composto da 20 partecipanti; 
  • garantire un servizio di aggancio sul territorio e nelle situazioni di insediamenti informali (piazze, parchi, case occupate, stabili degradati delle periferie); 
  • realizzare percorsi di cura etnoclinica individuale e di gruppo per migranti. 

Il progetto “Nuovi Mappamondi” si rivolge agli alunni, insegnanti e famiglie che fanno riferimento alle scuole primarie e secondarie di primo grado delle Circoscrizioni VI, VII e VIII della Città di Torino ed è volto ad affrontare il bisogno di integrazione e mediazione che in esse è avvertito. Il progetto si colloca in continuità con le azioni svolte nei precedenti anni scolastici orientando l’intervento su due direttrici innovative. La prima assume la centralità dell’attenzione focalizzata sulla rete degli adulti, insegnanti, operatori, genitori e famiglie per favorire ricadute positive sul sistema complessivo e sui bambini e ragazzi coinvolti, in questo senso le azioni proposte pur svolgendosi in maniera puntuale rispetto a casi o situazioni specifiche hanno come finalità la costruzione di una modalità di lavoro che permetta di sostenere e creare empowerment degli insegnanti. La seconda vede l’assunzione di un’ottica di prevenzione e di consolidamento del lavoro di gruppo orientato alla valorizzazione delle differenze, focalizzando l’attenzione sul processo di costruzione di una generazione che sia pronta ad affrontare una società multiculturale, complessa e ricca.

Obiettivo generale del progetto è quello di aiutare i giovani e le loro famiglie a superare le situazioni di sofferenza, conflitto, emarginazione e solitudine attraverso interventi rivolti alle scuole e alle famiglie, accrescendo e consolidando la collaborazione con la rete territoriale dei servizi, sia per la clinica sia per gli interventi psicosociali. I cambiamenti sociali che si vogliono promuovere, i circoli virtuosi che si vogliono innescare, passano dal livello interpersonale (utente/operatore; psicoterapeuta/utente; psicoterapeuta/operatore) a quello sistemico che mira a creare basi solide per un contesto (istituzioni, insieme di relazioni) che contribuisca a produrre benessere sociale. Obiettivi specifici del progetto sono quelli di:

  • consolidare le reti di collaborazione e comunicazione tra scuola, famiglie e servizi sul territorio;
  • favorire dinamiche per rafforzare il senso di appartenenza, partecipazione e coesione sociale promuovendo, in particolare tra i minori, un approccio multiculturale all’alterità;
  • garantire l’intervento integrato di Mamre all’interno delle scuole valutando per ogni istituto le necessità e opportunità nella logica di superare le situazioni di emergenza legate all’immigrazione.

Il progetto si pone l’obiettivo di consolidare e potenziare la Comunità educante che si è recentemente formata grazie al progetto “NOE -Nuovi Orizzonti Educativi – Una 

comunità che educa”, sostenuto da Compagnia di San Paolo, attiva nel quartiere torinese di Barriera di Milano. 

S’intende migliorarne la coesione, rafforzarne la capacità operativa e di coinvolgimento, sia dei minori e delle loro famiglie, che di ulteriori attori del territorio. Si intende potenziarne la capacità di analisi, programmazione e gestione di percorsi educativi condivisi. Il presente percorso progettuale prevede quindi le attività: 

  • Coordinamento, rendicontazione, monitoraggio, comunicazione – dirette alla efficace gestione dell’iniziativa. 
  • Accompagnamento – interventi diretti a superare alcune criticità emerse nella gestione operativa delle attività della C.E. NOE.  
  • Empowerment Formazione volta a rafforzare le competenze degli educatori formali, non formali impegnati nelle iniziative, secondo una programmazione concordata.  
  • Community management diretta a incrementare il numero dei soggetti aderenti, a connettere gli attori non formali ed i minori e le famiglie alle iniziative, e a sviluppare secondo una comune metodologia operativa concrete iniziative in favore dei minori del quartiere. 
  • Progettazione partecipata occasione per la C.E. di sperimentare concretamente metodologie operative di intervento.  
  • Collegamento con altre CE – Scambio di buone pratiche.  
  • Valutazione di impatto. 

Nella periferia Nord di Torino quello della segregazione scolastica è un fenomeno che non si confina all’interno di una sola scuola ma le tocca tutte. Partendo dalla capacità della comunità educante di realizzare attività e iniziative di alta qualità e valore educativo, il progetto vuole essere un’azione di sistema in grado di riqualificare l’offerta territoriale legandola in senso più ampio alla catena bisogni educativi-risposte-percezione di valore per sostenerne un’attrattività non segregante. “Scuola (è) Comunità” intende scardinare la logica che conduce gli attori della comunità educante a riconoscere il territorio per i suoi aspetti di fragilità percependo per questo l’offerta educativa come di scarsa qualità e scarsamente attraente per i non fragili. 

Tale concezione genera diverse conseguenze negative, allontana le famiglie non fragili dal quartiere e condiziona insegnanti e scuole nella rappresentazione dell’offerta formativa quale limitata e negativa. Il progetto si sviluppa nella Circoscrizione 6 di Torino per contrastare la segregazione scolastica nelle scuole promuovendo e sostenendo la scelta da parte delle famiglie della propria scuola di prossimità. 

Obiettivi generali del progetto sono: Allestire un modello di intervento per realizzare e diffondere percorsi mirati a trasformare contesti nella Città di Torino con barriere fisiche, relazionali e culturali in luoghi fruibili dai minori con disabilità e dalle loro famiglie. Il modello partirà dal coinvolgimento dei minori con disabilità e delle loro famiglie come co protagonisti per individuare i requisiti di inclusività, i contesti specifici entro cui intervenire e prendendo parte alla realizzazione stessa delle trasformazioni. 

Saranno formati e attivati gli Educatori Territoriali dell’Inclusione – ETI – , nuovo profilo che opererà per rendere protagonisti i minori con disabilità e le loro famiglie in cantieri trasformativi rivolti a sei contesti urbani (luoghi fisici/relazionali a bassa inclusività) che saranno restituiti alla città come luoghi esemplari di cittadinanza inclusiva. La trasformazione sarà valorizzata con un riconoscimento pubblico, e sarà realizzata a partire dal coinvolgimento dei minori e delle loro famiglie da parte degli ETI perché questi possano indicare i contesti loro prossimi possibili oggetto di trasformazioni per l’inclusione. Gli ETI cureranno l’aggancio dei minori e delle famiglie al TEAM TRASFORMA, composto da squadre che realizzeranno concretamente le trasformazioni, con il supporto degli AMICI MOLTIPLICATORI, soggetto collettivo di validazione dei requisiti e di monitoraggio delle trasformazioni perché queste mantengano nel tempo il carattere di inclusività acquisito. 

Il progetto intende migliorare il benessere dei minori e dei giovani del territorio offrendo uno spazio in grado di rispondere alle esigenze di protagonismo, partecipazione, responsabilizzazione che spesso viene richiesto dai giovani. Centrale sarà l’elemento dell’ascolto e della coprogettazione con loro degli interventi previsti, certi che questo possa rappresentare l’elemento chiave per poterli coinvolgere e tenere agganciati a percorsi educativi di senso e di lungo periodo, dando loro modalità e opportunità di espressione, responsabilizzazione e fiducia. 

Per quanto riguarda le attività rivolte alle comunità delle periferie nord della Città di Torino, la Fondazione Mamre Onlus intende realizzare, in sinergia con altri soggetti appartenenti alla propria rete di riferimento (enti del terzo settore, enti pubblici, servizi sociali e sanitari) azioni che concorrano al contrasto delle condizioni di fragilità della persona al fine di intervenire sui fenomeni di marginalità e di esclusione sociale; al contrasto delle solitudini involontarie attraverso iniziative e percorsi di coinvolgimento attivo e partecipato; allo sviluppo e rafforzamento dei legami sociali; all’ideazione di nuove modalità di interazione tra gli abitanti, mettendo a fuoco in modo partecipato quel che manca nel territorio e quello che può rappresentare una risorsa. 

Per quanto riguarda le attività rivolte alle scuole e ai minori coinvolti nelle attività laboratoriali l’obiettivo generale è quello di aiutare i bambini, i giovani e le loro famiglie a superare le situazioni di sofferenza, conflitto, emarginazione e solitudine, accrescendo e consolidando la collaborazione con la rete territoriale dei servizi. I cambiamenti sociali che si vogliono promuovere, i circoli virtuosi che si vogliono innescare, passano dal livello interpersonale a quello sistemico al fine di creare basi solide per un contesto che contribuisca a produrre benessere sociale. Obiettivi specifici sono quelli di: consolidare le reti di collaborazione e comunicazione tra scuola, famiglie e servizi; favorire dinamiche per rafforzare il senso di appartenenza, partecipazione e coesione sociale promuovendo, in particolare tra i minori, un approccio multiculturale all’alterità; sostenere i percorsi di acquisizione di nuove forme di genitorialità nella complessa situazione che caratterizza la nostra società. 

Il progetto, che vede la Croce Rossa Italiana come capofila, vuole garantire la più efficace gestione del sito emergenziale, rivolto a persone senza fissa dimora, fornendo un supporto alle persone vulnerabili, partendo dai bisogni primari, per andare oltre nella considerazione della multidimensionalità dei bisogni espressi. 

Obiettivo del progetto è quello di responsabilizzare le persone in situazione di vulnerabilità sviluppando insieme a loro e agli enti territoriali nuove idee, servizi e modelli adeguati alle specificità locali, per ridurre le cause di vulnerabilità e affrontare al meglio le problematiche sociali. Il progetto è inserito nel Piano di inclusione sociale della Città di Torino. 

Mamre svolge attività di ascolto e supporto psicologico che si integrano con le specificità proprie della Croce Rossa Italiana nella gestione del dormitorio e nei servizi ambulatoriali e di ricongiungimento familiare che vengono offerti. 

Progetti conclusi

Gli obiettivi generali del progetto sono volti a favorire il processo di costruzione di comunità provando a combattere vecchie e nuove forme di povertà e di esclusione sociale, con particolare riferimento alle periferie nord della Città di Torino e con una specifica attenzione ad aiutare i giovani e le loro famiglie a superare le situazioni di sofferenza, di conflitto e di solitudine. 

Il progetto si ripropone di realizzare: 

  • un servizio di segretariato sociale; 
  • uno sportello di ascolto per senza fissa dimora; 
  • un laboratorio fotografico; 
  • un laboratorio espressivo per adolescenti. 

Obiettivo generale del progetto è quello di sostenere attivamente e attraverso dei percorsi individualizzati, famiglie e cittadini in difficoltà economica e sociale. 

La sfida progettuale si focalizza sulla creazione di un sistema di servizi integrati tra politiche per il lavoro, la casa, il welfare territoriale e la socialità, che possano supportare persone adulte in condizione di fragilità nel proprio percorso di autonomia, stimolando processi cooperativi favorendo la connessione tra diversi enti del terzo settore nonché con enti del mondo profit. 

Gli obiettivi specifici della proposta progettuale sono i seguenti: 

  • promuovere azioni e progetti di “filiera” che interessano l’insieme delle politiche e capaci di affrontare la multidimensionalità della povertà e del disagio (mancanza di lavoro, reddito, competenze, casa, relazioni..); 
  • sviluppare azioni che, collocando al centro le persone con le loro fragilità ma anche con le loro competenze e potenzialità, promuovano la motivazione e l’impegno delle stesse durante l’intero percorso, anche attivando un patto tra il progetto e il destinatario delle azioni, al fine di definire precise responsabilità, condizionalità e concorso al risultato, in un’ottica di welfare attento alla partecipazione attiva e generativa delle persone; 
  • affiancare alle azioni di accompagnamento sociale e sostegno economico percorsi di politica attiva del lavoro in grado di stimolare l’inclusione e l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro; 
  • stimolare la capacità delle agenzie per il lavoro di intercettare, nei percorsi di collocazione/ricollocazione ad economia e norme vigenti, tutte quelle opportunità di lavoro cosiddette “interstiziali” che consentano di aumentare la produzione di reddito in forma regolare per forza-lavoro a bassa professionalità; 
  • favorire la ricerca di soluzioni innovative basate sulle esperienze (“sperimentazione sociale”) per sviluppare forme più efficaci ed efficienti di inclusione attiva; 
  • ricercare nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato valorizzando il potenziale dell’economia sociale.  

Il progetto che vede la collaborazione di 33 soggetti del territorio di Barriera di Milano (associazioni, scuole, imprese sociali, enti, istituzioni, comunità, servizi territoriali), si ripropone di  costruire un percorso educativo territoriale di lunga durata con l’obiettivo di costituire una comunità educante coesa e interconnessa. Il progetto vuole costruire nuove opportunità educative extrascolastiche per i ragazzi del quartiere di Barriera di Milano, grazie alla forte sinergia fra scuola e privato sociale attiva sul territorio. 

Il progetto struttura uno spazio clinico specialistico che intende far fronte alle varie forme di disagio psicologico e sociale connesse alla migrazione. Il lavoro clinico si svolge in stretta collaborazione con i servizi territoriali e si articola in colloqui individuali, familiari, di gruppo e gruppi etnopsichiatrici. Viene inoltre offerto un servizio di consulenza agli operatori sociali, educativi, sanitari che hanno in carico persone migranti.

Il progetto è volto a sperimentare pratiche innovative nell’ambito della salute mentale dei migranti: gruppi di auto-mutuo-aiuto con setting etnopsichiatrico; interventi di etno-psicoterapia ispirati all’approccio narrativo; colloqui clinici individuali; contributo attivo della mediazione culturale attraverso figure adeguatamente formate alle attività etno-cliniche. Il progetto articola le sue azioni in:

  • sostegno e ampliamento delle attività dei Centri esistenti rivolti alla cura di pazienti con problemi psicologici e a rischio di marginalità: percorsi psicoterapeutici garantiti secondo una metodologia di intervento condivisa con il paziente, sensibile alle differenze socio-culturali e attenta a sostenerlo, valutando anche le necessarie forme di supporto per le questioni giuridiche eventualmente presenti;
  • formazione del personale socio-sanitario sui temi dell’etnopsicologia, dell’etnopsichiatria e dell’antropologia medica e psicologica. Percorsi formativi e supervisioni proposti per garantire un approfondimento delle tematiche e delle metodologie trattate.

Il progetto “Mappamondi” si rivolge agli alunni, insegnanti e famiglie che fanno riferimento alle scuole primarie e secondarie di primo grado delle Circoscrizioni VI, VII e VIII della Città di Torino ed è volto ad affrontare il bisogno di integrazione e mediazione che in esse è avvertito. Il progetto si colloca in continuità con le azioni svolte nei precedenti anni scolastici orientando l’intervento su due direttrici innovative. La prima assume la centralità dell’attenzione focalizzata sulla rete degli adulti, insegnanti, operatori, genitori e famiglie per favorire ricadute positive sul sistema complessivo e sui bambini e ragazzi coinvolti, in questo senso le azioni proposte pur svolgendosi in maniera puntuale rispetto a casi o situazioni specifiche hanno come finalità la costruzione di una modalità di lavoro che permetta di sostenere e creare empowerment degli insegnanti. La seconda vede l’assunzione di un’ottica di prevenzione e di consolidamento del lavoro di gruppo orientato alla valorizzazione delle differenze, focalizzando l’attenzione sul processo di costruzione di una generazione che sia pronta ad affrontare una società multiculturale, complessa e ricca.

Obiettivo generale del progetto è quello di aiutare i giovani e le loro famiglie a superare le situazioni di sofferenza, conflitto, emarginazione e solitudine attraverso interventi rivolti alle scuole e alle famiglie, accrescendo e consolidando la collaborazione con la rete territoriale dei servizi, sia per la clinica sia per gli interventi psicosociali. I cambiamenti sociali che si vogliono promuovere, i circoli virtuosi che si vogliono innescare, passano dal livello interpersonale (utente/operatore; psicoterapeuta/utente; psicoterapeuta/operatore) a quello sistemico che mira a creare basi solide per un contesto (istituzioni, insieme di relazioni) che contribuisca a produrre benessere sociale. Obiettivi specifici del progetto sono quelli di:

  • consolidare le reti di collaborazione e comunicazione tra scuola, famiglie e servizi sul territorio;
  • favorire dinamiche per rafforzare il senso di appartenenza, partecipazione e coesione sociale promuovendo, in particolare tra i minori, un approccio multiculturale all’alterità;
  • garantire l’intervento integrato di Mamre all’interno delle scuole valutando per ogni istituto le necessità e opportunità nella logica di superare le situazioni di emergenza legate all’immigrazione.

Il progetto ha come obiettivo l’inclusione sociale, educativa e culturale dei bambini e delle loro famiglie, che esprimono nuovi bisogni ed esigenze specifiche in relazione a condizioni personali e socio-ambientali. Il progetto si sviluppa in interventi integrativi, multiprofessionali, di empowerment e peer, con approccio globale, raggruppabili in tre macro aree:

  • le nuove emergenze socio-educative nelle scuole;
  • i bisogni socio-educativi fuori dalle scuole;
  • le disabilità. 

Il progetto Frontiere è un percorso di formazione per docenti di scuola superiore, operatori sociali e studenti, finalizzato a conoscere e comparare la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e la politica migratoria dell’Ue, attraverso la combinazione di metodi e dispositivi formativi diversi: lezione teatrale, docenza frontale, laboratorio partecipato e interattivo.

Il progetto interviene sulle periferie nord della Città di Torino con particolare riferimento alle Circoscrizioni VI e VII in cui i fenomeni migratori dei decenni precedenti hanno generato processi di inclusione che sono andati affermandosi producendo nuovi esclusi. Si tratta di comunità molto frammentate in cui prevalgono barriere che rendono sconosciuto ciò che sta dall’altra parte, che si tratti di una persona o di un gruppo con cui non ci si identifica. Gli interventi previsti in questo progetto intendono riunire i bordi sfilacciati di questo tessuto sociale che in questa epoca sembra ulteriormente lacerarsi. Nel progetto Mamre realizza azioni che concorrono al contrasto delle condizioni di fragilità della persona al fine di intervenire sui fenomeni di marginalità e di esclusione sociale; al contrasto delle solitudini involontarie specie della popolazione anziana attraverso iniziative e percorsi di coinvolgimento attivo e partecipato; allo sviluppo e rafforzamento dei legami sociali; all’ideazione di nuove modalità di interazione tra gli abitanti, mettendo a fuoco in modo partecipato quel che manca nel territorio e quello che può rappresentare una risorsa

Il progetto, realizzato in partenariato con il Telefono Rosa Piemonte vuole migliorare le capacità di presa in carico delle donne migranti vittime di violenza, anche di seconda generazione, attraverso:

  • azioni di accoglienza e ascolto;
  • consulenze psicologiche e legali;
  • gruppi di sostegno dedicati all’affrancamento dalla violenza e alla genitorialità;
  • gruppi di sostegno dedicati a giovani donne vittime di violenza;
  • sportello di segretariato sociale e di orientamento al lavoro;
  • percorsi di presa in carico etnopsicologica.

Il progetto si rivolge alle scuole di Torino e prevede azioni per:

  • attivare azioni comunicative, relazionali, espressive e terapeutiche per prevenire l’insorgere di situazioni critiche e offrire soluzioni che promuovano il benessere sociale;
  • sostenere le dinamiche che rafforzano la partecipazione e la coesione sociale promuovendo un approccio multiculturale alla diversità;
  • coinvolgere i genitori e gli insegnanti per rispondere alle loro domande e dubbi e mediare tra scuola e famiglia.

Il progetto viene realizzato nel territorio di Porta Palazzo con le sue scuole, i suoi spazi all’aperto e al chiuso, la sua multietnica idea di comunità, ed è destinato alle famiglie e ai bambini della fascia d’età 0 – 6 anni.

Nel progetto si vuole fornire ai genitori informazioni sul percorso di crescita di un bambino e sui suoi bisogni nei primi anni di vita, così come promuovere e potenziare le competenze genitoriali utili a favorire lo sviluppo di una relazione positiva genitori-figli. Il sostegno e l’accompagnamento alla genitorialità si rivela quindi una modalità privilegiata non solo per fare prevenzione e promozione della salute nei bambini, ma anche per migliorare il benessere e la qualità di vita a livello familiare. Gli interventi rivolti ai genitori hanno infatti una ricaduta sia sull’evoluzione dei bambini sia sul clima familiare complessivo. In questo senso i servizi alla prima infanzia rappresentano un luogo peculiare per svolgere azioni di sostegno alla genitorialità in quanto permettono di raggiungere un’utenza sempre più differenziata e già parzialmente in rete. Inoltre in tali contesti è più facile attuare interventi basati sulla partecipazione dei genitori e sullo scambio e sul confronto tra le famiglie.

Altro elemento su cui il progetto opera è quello della promozione tra i genitori ed i loro bambini, compresi nella fascia d’età 0-6 anni, di attività di movimento da svolgere preferibilmente in spazi all’aperto e che permettano di creare interazioni tra le famiglie del territorio.

Il progetto è rivolto a detenuti del carcere di Saluzzo (CN) e ha come obiettivo quello di lavorare sulle problematiche della relazione genitori-figli per persone incarcerate. Sono previsti:

  • un laboratorio di scrittura creativa, in cui i detenuti saranno coinvolti con i loro figli in esercizi ludici e creativi finalizzati alla scrittura di racconti originali;
  • interventi di supporto psicologico per affrontare il tema della genitorialità in carcere;
  • la pubblicazione di un libro per bambini.

Obiettivo generale del progetto “A scuola cresce l’armonia” è quello di aiutare i bambini e le loro famiglie a superare le situazioni di sofferenza, conflitto, emarginazione e solitudine attraverso interventi rivolti alle scuole, accrescendo e consolidando la collaborazione con la rete territoriale dei servizi. I cambiamenti sociali che si vogliono promuovere, i circoli virtuosi che si vogliono innescare, passano dal livello interpersonale a quello sistemico che mira a creare basi solide per un contesto (istituzioni, insieme di relazioni) che contribuisca a produrre benessere sociale.

Obiettivi specifici sono quelli di: consolidare le reti di collaborazione e comunicazione tra scuola, famiglie e servizi sul territorio; favorire dinamiche per rafforzare il senso di appartenenza, partecipazione e coesione sociale promuovendo, in particolare tra i minori, un approccio multiculturale all’alterità; garantire l’intervento integrato di Mamre all’interno delle scuole valutando per ogni Istituto le necessità e opportunità nella logica di superare le situazioni di emergenza legate all’immigrazione nel contesto scolastico.

Nel progetto vengono realizzati i seguenti servizi:

  • formazione insegnanti “Bambini d’altrove”;
  • punto Mamre nelle scuole per la consulenza agli insegnanti e la mediazione scuola-famiglia;
  • mediazioni e consulenze;
  • approfondimenti tematici pregnanti per il contesto culturale di provenienza degli alunni.

Il progetto vuole migliorare le condizioni di vita delle persone migranti attraverso una serie di servizi dedicati alla cura e alla salute mentale in contesti multiculturali. Questi servizi sono realizzati all’interno di reti di cura e protezione di cui le persone migranti necessitano, in stretta connessione con gli attori socio-sanitari pubblici e privati. L’approccio metodologico vuole mettere in pratica alcuni presupposti etnopsichiatrici in base ai quali si considerano gli individui e le “individualità” sempre e solo all’interno dei contesti e dei gruppi cui appartengono. I beneficiari del progetto sono: richiedenti asilo, rifugiati, immigrati, donne vittime di violenza, vittime della tratta, minori e famiglie; operatori socio-sanitari; allievi e insegnanti delle scuole.

L’intervento dell’Associazione si caratterizza per la realizzazione di due interventi: un corso di formazione e aggiornamento per le operatrici della Città di Torino e un servizio di supervisione e consulenza sui singoli casi trattati. Il corso di formazione e aggiornamento parte da una riflessione sul concetto antropologico di “antropopoiesi” e su quello etnopsichiatrico di “attaccamenti”, per offrire alle partecipanti l’opportunità di riflettere sulle dinamiche connesse con il viaggio migratorio, tanto a livello personale quanto a livello collettivo e geopolitico. Parallelamente al corso si sono realizzati momenti di supervisione e consulenza sui casi dove è stato possibile assumere un vertice osservativo plurale, per tenere in conto dei molteplici aspetti in campo, senza scotomizzarli, senza creare una scala gerarchica di valore, cercando di far coesistere il mondo culturale delle donne vittime di violenza e i suoi riferimenti con le logiche istituzionali dei servizi.

Il sostegno istituzionale rappresenta per l’Associazione Mamre un supporto che consente la copertura di costi strutturali e contribuisce alla realizzazione delle attività istituzionali che non sono coperte da altri finanziamenti. L’Associazione Mamre considera il SAI come un sostegno che esprime una collaborazione con la Compagnia che va al di là del semplice finanziamento di azioni progettuali e che si colloca in una prospettiva di venture philanthropy. Secondo tale prospettiva si contempla una più costante e profonda relazione tra i soggetti includendo valutazioni congiunte su elementi strategici della struttura e raffigurando il partenariato come opportunità di promuovere la capacity building dell’intera organizzazione. In abbinamento al contributo finanziario si valorizzano le competenze, i contatti e il sostegno strategico per aspetti legati ad ambiti come la comunicazione sociale e il fund raising. Oggetto pertinente del partenariato si considera anche l’attitudine alla capitalizzazione delle buone pratiche, al lavoro di rete e alla valutazione/monitoraggio dell’impatto trasformativo che le azioni progettuali contribuiscono a produrre.

Obiettivo del progetto è quello di migliorare le condizioni di donne straniere vittime di violenza, rifugiate, richiedenti asilo, immigrate a rischio di esclusione sociale  e vittime della tratta attraverso percorsi di presa in carico psicologica; sedute di consultazione etnopsichiatrica; gruppi terapeutici; consulenze agli operatori coinvolti.

L’intervento dell’Associazione si caratterizza come supporto clinico etnopsichiatrico a favore di vittime di violenza, in stretta integrazione con i servizi del Centro antiviolenza. Viene costituito uno spazio clinico multiculturale che, riconoscendo la rilevanza della dimensione culturale nelle forme di costruzione e rappresentazione del problema, permette di elaborare con il paziente il significato di quanto accade. Il setting d’intervento varia sulla base delle esigenze specifiche del percorso e può coinvolgere uno o più psicologi, un antropologo e un mediatore o ampliarsi ad un setting gruppale multiprofessionale e multiculturale. Trattare il tema della violenza all’interno di un setting etnopsicoterapeutico suggerisce un orizzonte metodologico che ricorre al contributo di diverse discipline quali la psicologia, l’antropologia e la sociologia, consentendo di intervenire con un percorso di cura in situazioni di sofferenza le cui cause si articolano su molteplici dimensioni (psicologiche, socio-culturali e politiche).

Il progetto affronta, attraverso un processo di ricerca azione, il tema della violenza con cui devono confrontarsi le donne straniere nel momento in cui interpretano un nuovo ruolo nella società d’arrivo. La questione del potere è uno degli elementi centrali della prospettiva di genere nello studio della violenza alle donne, per cui la violenza contro le donne va collocata entro un sistema di istituzionalizzazione di potere maschile. In tal senso la violenza nasce dai rapporti di genere e rappresenta un mezzo di controllo sociale che consente all’uomo di mantenere il potere sulla donna nel rapporto di coppia in una società che costruisce i ruoli di genere in modo squilibrato collocando la violenza nei rapporti di diseguaglianza tra uomini e donne. Il progetto ha visto la realizzazione dei seguenti interventi: un Laboratorio di Teatro dell’Oppresso destinato ad un gruppo di assistenti familiari o “badanti; due Teatro Forum; tre percorsi terapeutici rivolti a tre “badanti” la cui sofferenza e disagio psichico ha richiesto uno spazio ed un intervento specifico.

Obiettivo del progetto è quello di contrastare la dispersione scolastica partendo dal coinvolgimento dei ragazzi e dei genitori, della scuola e dei servizi del territorio (NPI e Servizi Sociali) avvalendosi del dispositivo del Teatro dell’Oppresso e del Teatro Forum che consentono l’intervento sulle situazioni di sofferenza, conflitto, emarginazione e solitudine. Il progetto “Non solo scuola” si articola in diverse azioni:

  • realizzazione di 2 Laboratori di Teatro dell’Oppresso per 50 ragazzi della Scuola Bobbio e del doposcuola ASAI;
  • realizzazione di 1 Laboratorio di Teatro dell’Oppresso per 25 genitori;
  • realizzazione di 9 Teatro Forum;
  • attivazione di consulenze e mediazioni scuola–famiglia–servizi per casi segnalati di ragazzi di provenienza straniera che presentano necessità tali da richiedere un  intervento ad hoc;
  • attivazione di percorsi terapeutici presso la sede di Mamre nei casi di ragazzi di provenienza straniera che richiedono un intervento specifico;
  • attivazione di percorsi di sostegno alla genitorialità per definire ed affrontare situazioni di sofferenza e disagio e ripristinare il legame familiare.

Gli obiettivi del progetto sono quelli di:

  • diminuire il grado di sofferenza e solitudine relazionato alla tipologia di lavoro svolto, quello dell’assistenza familiare, lavorando sui tipi di relazione in cui s’inseriscono le “badanti” (relazione assistente/assistito, relazione con familiari dell’assistito in qualità di datore di lavoro, relazione con familiari e figli lontani);
  • dotare l’Associazione di 2 computer e realizzare una formazione informatica (skype e internet per migliorare comunicazione con familiari distanti).

Nel progetto sono realizzati gruppi di parola e percorsi di Teatro Legislativo (tecnica di Teatro dell’Oppresso) grazie al supporto all’équipe multidisciplinare di Mamre (psicoterapeuti, antropologi e mediatori culturali). Si promuove l’integrazione tra gli abitanti del cortile ove ha sede l’Associazione ed il riconoscimento del ruolo sociale svolto dall’Associazione stessa, facilitando una percezione positiva rispetto alla sua presenza e alle attività che svolge presso i propri locali. In questo senso vengono organizzate iniziative aventi la finalità di trasformare gli spazi aperti condivisi in zone da arricchire e qualificare con un aumento degli intrecci relazionali che l’associazione si propone di favorire (Teatro Forum, eventi festivi come l’adesione alla “Festa dei vicini”).

Ambito collegato all’utenza straniera e che va acquisendo importanza in termini di numeri e di richieste, è quello rappresentato da famiglie italiane che adottano bambini di provenienza straniera e che portano problematiche specifiche cui Mamre ha deciso di dare risposta. In questa fase sperimentale l’Associazione propone percorsi terapeutici per famiglie adottive ed il consolidamento di una rete di collaborazioni con le diverse realtà attive nel settore. Questa fase pilota verrà sostenuta dalle risorse proprie dell’Associazione e dal contributo istituzionale della Compagnia di San Paolo.

Il progetto si propone i seguenti obiettivi:

  • Sviluppare azioni coordinate e flessibili volte a migliorare i processi di inclusione sociale per la prevenzione e promozione della salute fisica, psichica e sociale dei cittadini immigrati.
  • Sostenere la rete territoriale dei servizi socio-sanitari nel favorire l’accesso dei cittadini immigrati, con particolare riferimento alla cooperazione interistituzionale e interaziendale e alla collaborazione con il terzo settore.
  • Potenziare le abilità di valutare le difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari e di individuare strategie efficaci per la loro risoluzione.
  • Connettere le azioni progettuali nell’ambito del Tavolo Salute Stranieri attivo a livello cittadino al fine di qualificare i percorsi di orientamento e accesso ai servizi sanitari e socio sanitari per le persone straniere e di promuovere la cultura della salute attraverso specifiche politiche di welfare.
    In particolare sono stati erogati 28 moduli formativi di 5 giornate ciascuno (per ogni modulo, 24 ore formative in aula e 8 in FAD) per 4 tipologie di destinatari (25 partecipanti per ciascun modulo):
  • operatori dei servizi sanitari delle ASLTO2 e ASLTO4: medici specialisti ospedalieri e ambulatoriali, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri, Oss e personale amministrativo;
  • operatori dei servizi sociali della Città di Torino e delle Città di Settimo Torinese e Chivasso: assistenti sociali, educatori professionali, Oss, personale amministrativo, responsabili di servizio;
    mediatori culturali;
  • studenti dei Corsi di Laurea per le professioni sanitarie della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino.

Uno degli ambiti sui quali Mamre sta concentrando le proprie attenzioni è dato dalla categoria professionale delle/gli assistenti familiari o “badanti”. Il tema dell’assistenza familiare risulta centrale sia per il ruolo dell’assistente come fornitrice di cure sia come soggetto richiedente cure per problemi di salute che sono frequentemente collegati alla tipologia del lavoro svolto. I problemi di salute che riguardano gli assistenti possono essere in modo evidente collegati al lavoro, come nel caso di problemi fisici connessi all’uso di tecniche erronee nel muovere i pazienti non autosufficienti; l’esperienza diretta di Mamre e dei soggetti istituzionali con cui Mamre collabora, conferma però la prevalenza di disturbi di carattere psicologico generati dalla mancanza di sostegno e supervisione. In conformità a un’esplicita richiesta formulata dall’Associazione ASAI e dall’Associazione San Lorenzo dei Romeni, che accolgono un gruppo di donne dell’est  e di altre provenienze che manifestano un forte disagio rispetto alle tensioni legate al lavoro di assistenza familiare, si propone come azione pilota un’attività laboratoriale di Teatro dell’Oppresso, strumento d’intervento psicosociale che lavora sulle relazioni e sul cambiamento individuale e collettivo.

Azione di sostegno psicologico nel quadro della Rete Freedom del Comune di Torino, di cui Mamre fa parte, a favore delle vittime di tratta. Le azioni di Mamre sono: la presa in carico psicologica ed etnopsichiatrica degli utenti afferenti al progetto e un corso annuale di formazione e consulenza, dal titolo “Operatori in Mondi Lontani” offerto agli operatori dell’Ufficio Stranieri del Comune di Torino e agli operatori dei servizi (case di accoglienza, formazione, autonomia) coinvolti nel progetto.

Nell’ambito delle azioni di tutela psicologica, l’Associazione Mamre si è impegnata a fornire: supporto clinico etnopsichiatrico a favore di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e immigrati a rischio di esclusione sociale; accompagnamento che consenta di limitare il livello di stress provocato dal processo della richiesta d’asilo; interventi di supervisione e consulenza rivolti agli operatori sociali della rete da parte di un’equipe multidisciplinare e multiculturale con competenza ed esperienza nell’ambito etnopsichiatrico/psicologico.

Attività svolta presso il Centro Interculturale della Città di Torino e co-condotta con operatori dell’associazione Asai. L’intervento, focalizzato sulla relazione tra pari, ha come obiettivo quello di permettere ai ragazzi e alle ragazze di fare una nuova esperienza attraverso la quale  poter: migliorare la capacità comunicativa attraverso lo sviluppo e la conoscenza di diversi stili d’espressione;  migliorare la conoscenza di sé e del proprio modo di relazionarsi;  comprendere il valore dell’altro come persona nella sua diversità; acquisire consapevolezza delle proprie emozioni e della modalità di espressione; comprendere il valore dell’altro come persona nella sua diversità;  migliorare la qualità della comunicazione interpersonale;  raccontarsi e condividere con gli altri il proprio viaggio migratorio e la propria cultura d’origine;  rafforzare il senso di appartenenza al gruppo.

Con questo progetto l’Associazione Mamre ha confermato confermare ed ampliato i propri interventi principalmente nelle scuole primarie  e secondarie di alcune Circoscrizioni della Città di Torino, maggiormente caratterizzate dalla presenza di stranieri di prima e/o seconda generazione. Le azioni di mediazione scuola famiglia, i laboratori e le consulenze, rivolte a operatori e insegnanti, hanno potuto contare sull’elaborazione e sulla messa a punto di metodologie d’intervento calibrate intorno alle esigenze delle istituzioni scolastiche coinvolte, dei servizi territoriali e delle famiglie contattate. Nel quadro di tale progetto si stanno consolidando le attività di Teatro dell’oppresso – anche grazie al cofinanziamento del Liceo Europeo Internazionale – dispositivo che permette di lavorare sul conflitto individuandone possibili risoluzioni. Ogni messa in scena culmina con un momento di particolare tensione che è lavorato attraverso l’individuazione di una molteplicità di soluzioni possibili fornite dagli spett-attori. Questo permette ai partecipanti di sperimentare ruoli e soluzioni non ancora vissute a diretto beneficio delle dinamiche di gruppo. Sono stati attivati  3 laboratori con adolescenti di cui uno presso il Liceo Internazionale Europeo A.Spinelli, uno  presso l’Associazione ASAI e l’altro presso la sede di Mamre.

Le attività psicoterapeutiche finanziate con il contributo dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo hanno riguardato 15 diversi percorsi clinici le cui situazioni presentavano una problematicità elevata – donne vittime di violenza, bambini con gravi problemi comportamentali conseguenti ad esperienze fortemente traumatiche; nuclei con minori portatori di patologie neurologiche gravi; uomini con sintomatologia clinica inabilitante – tutti caratterizzati da condizioni economiche di forte fragilità.

Progetto che affronta il bisogno di integrazione e mediazione nel contesto scolastico delle Circoscrizioni VI, VII e VIII della Città di Torino. Obiettivo del progetto è consolidare una rete concreta ed efficace che colleghi l’istituzione scolastica, le famiglie e i servizi del territorio. Nel quadro di tale progetto sono stati avviate azioni pilota di Teatro dell’Oppresso  anche grazie al cofinanziamento della  Scuola Secondaria Viotti di Torino per la Classe 1C  dispositivo che permette di lavorare sul conflitto individuandone possibili risoluzioni

Progetto rivolto agli alunni, insegnanti e famiglie che fanno riferimento alle scuole primarie e secondarie di primo grado delle Circoscrizioni VI, VII e VIII della Città di Torino, con attività che affrontano il bisogno di integrazione e mediazione che in esse è avvertito. Le azioni si propongono di facilitare l’alleanza tra gli insegnanti e i genitori per contribuire a ridurre le forme di disagio e il rischio evolutivo connesso alla doppia appartenenza.  Oltre agli interventi nelle scuole e sul territorio, si realizza un’intensa attività di consulenza psicologica e presa in carico presso il Centro, promuovendo l’incontro tra le famiglie, l’istituzione scolastica e i servizi del territorio.

Obiettivo generale del progetto è la promozione della salute come diritto inalienabile di ogni essere umano. L´obiettivo specifico del progetto è quello di favorire e migliorare l´accesso ai servizi sanitari e la fruizione degli stessi da parte dei migranti attraverso un iniziativa pilota in un territorio circoscritto, il quartiere San Salvario (Città di Torino).

L’Associazione Mamre collabora al progetto fornendo consulenze e assistenza psicologica, mediazione culturale, consultazioni etnopsichiatriche, mediazione dei conflitti, accompagnamento, risocializzazione, assistenza a vittime di tratta.

Azioni volte al sostegno della famiglia e della genitorialità nel rapporto con i figli e le Istituzioni pubbliche e private. Il progetto è orientato a promuovere l’incontro con la scuola e le Istituzioni.

Progetto che offre un servizio di consultazione etnopsichiatrica rivolto ai servizi territoriali ed articola le attività di presa in carico psicologica e psicoterapeutica rivolte a persone migranti attraverso l’attivazione di setting multidisciplinari.

Progetto rivolto a bambini e famiglie straniere e ai loro insegnanti, che attiva percorsi di formazione, consulenza, mediazione per insegnanti e genitori, laboratori per alunni e percorsi di cura a favore dei minori e delle loro famiglie.

Progetto rivolto ai genitori italiani e stranieri per affrontare il nodo del rapporto tra famiglie ed istituzioni. Il Centro Mamre coordina l’attività degli operatori impegnati nelle attività progettuali degli enti coinvolti con l’obiettivo di strutturare e documentare le buone prassi al fine di facilitarne la diffusione.

Inaugurazione di uno spazio artistico nelle scuole elementari e medie di Torino, circoscrizione VI, VII e VIII, rivolto a bambini e adolescenti. Sportelli di consulenza e mediazione per insegnanti e genitori. Percorsi di consulenza e presa in carico per allievi delle scuole coinvolte, loro genitori, insegnanti, operatori. Collaborazione con il Servizio Complesso di Neuropsichiatria Infantile e con i Servizi Sociali Area Minori. Attivazione di laboratori espressivi in cui si sperimentano arti drammatiche, espressive, musicali e coreutiche.

Progetto come obiettivo di facilitare l’inserimento degli alunni stranieri nelle scuole elementari di Torino, che compongono il Circolo Didattico Gabelli (Circoscrizione VI), attraverso azioni di prevenzione, consulenza e formazione pedagogica, antropologica e psico-sociale ad insegnanti, famiglie ed allievi stranieri.